دانلود کتاب Intervista al Comandante Giacca (1998): La verità su Porzûs
by Mario Toffanin (Comandante ’Giacca’)
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عنوان فارسی: مصاحبه با فرمانده قنتد, ژاکت (1998): حقیقت در مورد Porzûs |
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جزییات کتاب
"Quelli della Osoppo, si appropriavano delle forniture inglesi che spettavano alle Garibaldi, l'accordo con gli inglesi era che il 30% di ogni lancio fatto alla Osoppo doveva essere destinato alle Garibaldi. Quelli della Osoppo non rispettarono mai l'accordo ed i Garibaldini per approvvigionarsi e procurarsi armi dovevano assaltare i presidi tedeschi e fascisti".
(da un'intervista rilasciata nel 1996 dal comandante partigiano Mario Toffanin, Giacca)
Alberto Buvoli, direttore dell'Istituto Friulano per la Storia del movimento di Liberazione, in un'intervista del 30 luglio 1997 al Corriere della Sera disse: "L'ordine di intervenire a Porzus venne dagli Sloveni. La responsabilità della federazione comunista di Udine è semmai di aver affidato il compito a Giacca, noto squilibrato, con una fedina penale già sporca. Quando Lizzero, commissario politico delle Brigate Garibaldi venne a sapere della strage, chiese che Giacca e i suoi venissero fucilati, ma Giacca era protetto dagli sloveni".
L'eccidio di Porzûs consistette nell'uccisione, fra il 7 e il 18 febbraio 1945, di diciassette partigiani (tra cui una donna, loro ex prigioniera) della Brigata Osoppo, formazione di orientamento cattolico e laico-socialista, da parte di un gruppo di partigiani – in prevalenza gappisti – appartenenti al Partito Comunista Italiano. Questo gruppo di GAP friulani delle Brigate Garibaldi era capeggiato da Mario Toffanin (nome di battaglia Giacca). L'evento – considerato uno dei più tragici e controversi della Resistenza italiana – fu ed è tuttora fonte di numerose polemiche in ordine ai mandanti dell'eccidio e alle sue motivazioni.
Nell'inverno 1944-45 il comando della Decima Mas cercò un abboccamento con alcuni esponenti della Osoppo, al fine di proporre agli osovani di organizzare una comune difesa del confine orientale italiano contro le formazioni partigiane jugoslave. Tutto si risolse in un nulla di fatto, ma la vicenda venne utilizzata sia dai gappisti per giustificare l'eccidio nell'immediatezza degli eventi, sia dalla stampa comunista nel dopoguerra per attaccare gli osovani. È anche da rilevare che nel dopoguerra la pubblicistica di destra ha più volte speculato sulla questione, dando per stipulato un accordo che invece non venne mai raggiunto.
Nello stesso periodo, il tenente Edgardo Sogno (dirigente dell'Organizzazione Franchi, un gruppo di partigiani badogliani), nel tessere la sua rete spionistica, prese contatti anche con la Brigata Osoppo e, quando le sorti delle forze tedesche parevano oramai segnate, dall'inizio del 1945 avrebbe tentato di avviare una trattativa con la Xª Flottiglia M.A.S. del principe Junio Valerio Borghese al fine di coordinare ed unire gli sforzi in un fronte comune per fermare l'avanzata delle milizie jugoslave guidate da Tito nei territori orientali dell'Istria e dell'area giuliana.
Il fratello minore di Pierpaolo Pasolini, Guido detto "Ermes", partigiano della Osoppo, morì appena diciannovenne nei fatti legati all'eccidio di Porzûs.
Mario Toffanin "Giacca" nel 1946, all'inizio del processo per l'eccidio, fuggì in Jugoslavia e poi in Cecoslovacchia, rilasciando spesso interviste in cui rivendicava la legittimità della sua azione a Porzus, volta all'eliminazione di "spie e traditori": "Se non avessi ammazzato io "Bolla" (Francesco De Gregori, zio dell' omonimo nipote cantautore) e gli altri, mi avrebbero ucciso loro. Si erano venduti ai nazisti." Da allora non tornò mai più in Italia.
A fine luglio 1978, poco dopo essere stato eletto Presidente della Repubblica (a due mesi dall'uccisione di Aldo Moro), Sandro Pertini gli concesse la grazia, atto che fu contestato da diversi commentatori.
La polemica sul ruolo delle Brigate Osoppo riesplose a partire dal 1990, a causa della rivelazione pubblica dell'esistenza di Gladio, un'organizzazione paramilitare segreta sorta in ambito NATO, alla quale aderì un numero tuttora imprecisato – presumibilmente dell'ordine di alcune centinaia – di ex partigiani della Osoppo. La polemica raggiunse la sua acme quando l'allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga, nel corso di una visita in Friuli fra il 7 e il 9 febbraio del 1992, incontrò pubblicamente un gruppo di appartenenti a Gladio, accusando i partigiani comunisti di aver combattuto anche per l'instaurazione di una dittatura e contro gli interessi nazionali dell'Italia.
Negli stessi giorni Cossiga annullò una visita ufficiale a Porzûs, dichiarando di voler evitare accuse da parte del PDS, erede del PCI, di strumentalizzazione dell'eccidio e di ingerenze nella campagna elettorale in corso per le vicine elezioni politiche. La stampa individuò invece l'artefice dell'annullamento della visita presidenziale nel capo del governo Giulio Andreotti.