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Da recenti inchieste della magistratura risulta che negli ultimi cinque anni in Campania sono stati sversati 3 milioni di tonnellate di rifiuti tossici (industriali e radioattivi), di cui un milione nella sola provincia di Caserta. La strategia seguita per trasportare, intermediare e smaltire illecitamente i rifiuti è quella tipica della declassificazione dei rifiuti e della tecnica del “giro bolla”, che consiste nel cambiarne solo nominalmente l’identificazione. Accade così che un solvente tossico destinato a una discarica per rifiuti pericolosi, dopo il “giro bolla”, viene avviato nella migliore delle ipotesi in una discarica di rifiuti urbani, ma nella maggior parte dei casi, gettato in discariche illegali o, ancora peggio, recuperato come fertilizzante per terreni agricoli o come sottofondo stradale. Tutto ciò sta provocando un avvelenamento progressivo delle falde acquifere, delle acque di irrigazione dei campi e dell’aria. Questo immane disastro ambientale sta diventando uno dei principali fattori di rischio per la salute umana, soprattutto nella regione Campania, dove negli ultimi anni si è registrato un aumento significativo di mortalità per tumori e di anomalie congenite, in assoluta controtendenza rispetto alla media nazionale.
La Campania, dopo essere stata per anni lo sversatoio di rifiuti tossici provenienti da tutta Europa, oggi è anche centro di stoccaggio e smistamento di tali rifiuti verso il Sud e l’Est del mondo. Per il sessennio 2000-2006 i fondi strutturali europei hanno destinato alla nostra regione circa 18 milioni di euro per la bonifica dei territori inquinati da un inade- guato ciclo di smaltimento rifiuti, ma ad oggi nessun risultato significativo è stato raggiunto, malgrado l’emergenza comprovata e le numerose sanzioni ricevute dalla Commissione europea.