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Se è vero che "in giardino non si è mai soli" è ancora più vero che il giardino impone (e fa apprezzare) virtù come la tenacia, la diligenza, la caparbietà. Il rapporto con la terra e le piante è fatto di ostinazione, di prove, di interventi che misurano, molto pragmaticamente, la tenzone fra l’innamorata intelligenza del giardiniere e la stizzosa resistenza, la finta cedevolezza, l’umorale compiacenza di una flora che l’immaginazione, incautamente, dipinge come gentile. Il vero giardiniere è uno psicologo delle radici: ma per vedere gli esiti della sua capacità di studio e "comprensione" deve coltivare l’arte della pazienza. E non deve mai arrendersi di fronte alla radice che soffre, alla fioritura che ritarda, all’apparente fallimento di una messa a coltura. Attraverso una serie memorabile di ritratti di celebri e meno celebri giardinieri, Paolo Pejrone ci racconta le gesta di professionisti, amatori o semplici ortolani che hanno dedicato la loro vita al giardino. Passano così le care ombre di una nonna dedita alla sua rosa Paul Neyron, del maestro Russell Page, capace di poderose architetture ma anche fedele alla modestia delle sue violette, della laconica Mab Wimburne, chiusa nella verde severità di un’isola del Canale della Manica, del divertito Peter Volkonskij chino sulla selvaggia devidofia (uno spinacio noto anche come tetragonia), dei primissimi maestri Giovanni e Maria, le mani nella terra dell’orto, intesi a dar forza e sapore a lattughe cuori di bue. E insieme a questi ritratti, ecco ancora la consueta verve del grande commentatore e polemista: in una sequenza di gustosi siparietti, Paolo Pejrone ci dice la sua su manifestazioni orticole, sulla fragilità del mughetto, sulla maestà della magnolia, sull’identità del bianco come colore fondamentale del giardino. Ancora una volta, Gionata Alfieri illustra con raffinata poesia un libro che segue al primo come un immancabile "capitolo secondo".
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Paolo Pejrone
Paolo Pejrone
Paolo Pejrone nasce a Torino nel 1941. Vive in Piemonte nel Saluzzese. Si laurea, con grande noia e molta difficoltà, in Architettura, al Politecnico di Torino. Diventa allievo di Russell Page e frequenta lo studio di Roberto Burle Marx a Rio de Janeiro. Dal 1970 lavora in Italia, Francia, Svizzera, Arabia Saudita, Grecia, Inghilterra e Germania come architetto di giardini. Ha collaborato per vent’anni con l’Editrice Condé Nast e collabora tuttora con numerosi giornali e riviste d’opinione e specialistiche. È vicepresidente per l’Italia dell’International Dendrology Society (IDS), socio fondatore dell’Associazione italiana di architettura del paesaggio (AIAPP), ideatore e fondatore della mostra-mercato “Tre giorni per il giardino” al Castello di Masino e fondatore e presidente dell’Accademia piemontese del giardino. Ha pubblicato, tra l’altro: I miei giardini (2008), Gli orti felici (2009), Cronache da un giardino. Le piante e le loro stagioni (2010) e, con Feltrinelli, In giardino non si è mai soli. Diario di un giardiniere curioso (2002) e Il vero giardiniere non si arrende. Cronache di ordinaria pazienza (2003).