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In vari momenti della sua carriera, Carlo Tresca ha definito se stesso socialista, sindacalista e anarchico. Per gli studiosi che insistono con le etichette, anarco-sindacalista è la definizione che meglio descrive la posizione di Tresca nella gamma dei movimenti delle ideologie rivoluzionarie. Ma Tresca non può essere classificato nettamente e messo in una casella. Tra i meno settari dei rivoluzionari, giudicava gli uomini dalle loro azioni, non dalla bandiera alla quale prestavano obbedienza. A causa del suo approccio pragmatico al pensiero ed all'azione, Tresca resta un personaggio fuori dai ranghi tra gli anarchici italiani in America. Molti di costoro lo amavano; altri lo consideravano una persona non grata. Di conseguenza, gli angusti limiti del movimento anarchico non costituiscono il contesto appropriato per studiare e apprezzare l'uomo che Max Nomad definì in modo molto appropriato come "ribelle senza uniforme." La sua carriera dev'essere collocata invece nei più vasti confini del radicalismo e del sindacalismo italo-americani.
Questo l'ambiente culturale e politico nel quale, per circa quarant'anni, Carlo Tresca si distinse come ardente freelance della rivoluzione, tribuno dinamico che guidò i lavoratori italiani immigrati in innumerevoli battaglie contro le forze del capitalismo, del fascismo e del comunismo. Ma, come noto, le sue prime battaglie furono combattute a Sulmona, come Segretario della locale sezione del Sindacato Fuochisti e Macchinisti (ferrovie) e come direttore del giornale socialista Il Germe.