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È il caso di cronaca nera che ha più coinvolto e sconvolto l'opinione pubblica negli ultimi quindici anni: la morte del piccolo Andrea Lorys Stival il 29 novembre 2014. In carcere per l'omicidio c'è Veronica Panarello, la madre, condannata in primo grado a 30 anni e presunta colpevole fino a sentenza definitiva. Un caso molto dibattuto, come fu quello di Cogne, perché la mente e il cuore non possono accettare che una donna possa privare della vita la creatura a cui l'ha donata. Cosa potrà mai essere successo tra la foto di Veronica, poco più che bambina, che festeggia in famiglia il compleanno di Lorys, e le tristemente famose immagini di lei sul luogo del ritrovamento del corpo? Quasi nessuno degli attori di questo caso si è sottratto all'esposizione mediatica. Non Veronica Panarello, con le sue numerose e contraddittorie versioni dei fatti, non la sorella, o la madre, e nemmeno molti altri che hanno soffiato sul fuoco dei sospetti, schiacciando le vere vittime, Lorys, il fratellino Diego e il padre Davide, nel ruolo di "figurine" di un giallo. Eppure sono moltissimi i risvolti umani e psicologici ancora oscuri e altrettanti i tasselli ancora mancanti alla vicenda.
Ora, per la prima volta in maniera così diffusa, intima e chiara, Davide Stival, insieme a Simone Toscano, giornalista di Quarto Grado che ha seguito la vicenda sin dall'inizio, ricostruisce la sua storia con la moglie e fa luce su molti dettagli poco noti. Con un ricco apparato di documenti e foto e un affettuoso contributo dell'avvocato di Davide, Daniele Scrofani, che lo affianca sin dai primi momenti della tragedia, questa è la testimonianza di chi con dignità, compostezza e senza clamore, rivendica a ogni pagina il diritto suo e dei suoi figli alla verità, alla giustizia e all'amore.