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Socialista massimalista, brillante giornalista e capace direttore dell'Avanti nella prima sua carriera politica, viene espulso dal PSI quando si decide per l'intervento in guerra dell'Italia nel 1915. Parte egli stesso volontario di truppa, si distingue e viene congedato a seguito di un grave infortunio. Dopo la guerra fonda nel 1919 il partito dei Fasci di combattimento (poi Partito Nazionale Fascista); e, nel 1922, mediante l'abile mossa da parata della Marcia su Roma, riceve dal re l'incarico di formare il nuovo governo nonostante abbia pochi parlamentari del suo partito. Mussolini, chiamato Duce, è spalleggiato dalla borghesia agraria, industriale e finanziaria, che lo usa in funzione anti social-comunista. Però, i contrasti tra le forze del Paese sono tali che, specie dopo l'assassinio del socialista Matteotti ad opera di fascisti nel 1924, per restaurare l'ordine, il governo ottiene così pieni poteri da mettere fuori legge tutti i partiti tranne quello fascista, e instaurare la dittatura del partito unico tra il 1925 e il 1926.
Dopo vent'anni di regime diarchico col re e due anni a capo di uno stato italiano separato in mano ai tedeschi, la parabola e la vita stessa di Mussolini (e del fascismo) si conclude nel 1945 con la sconfitta nella seconda guerra mondiale.