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Negli anni Ottanta il sistema educativo giapponese riscuoteva le lodi degli osservatori stranieri per la sua straordinaria efficienza e perché forniva un alto livello di educazione a tutte le classi sociali, contribuendo alla prosperità economica e allo sviluppo di tutto il Paese.Tuttavia in Giappone, già in quegli anni, emergevano come argomento di discussione sui media alcuni elementi negativi del sistema (programmi di studio eccessivamente standardizzati, natura estremamente competitiva degli esami di ammissione all'università, violenza crescente nelle scuole), e la riforma del sistema educativo divenne un problema prioritario quando, nel novembre 1982, si formò il primo Gabinetto di Nakasone Yasuhiro. Da allora quasi ogni governo giapponese ha tentato di realizzare una riforma educativa, ma fino al 2002 è stato impossibile portare a compimento questi tentativi, a causa del disaccordo tra i partiti politici sull'opportunità di emendare la Legge Fondamentale sull'Educazione del 1947. Mentre esperti e pubblica opinione dibattevano sulle cause del tracollo del sistema educativo, e a partire dalla metà degli anni Novanta venivano introdotte nel sistema parziali e insufficienti modifiche, i problemi si sono ingigantiti (delinquenza giovanile, violenza, bullismo, rifiuto e fobia della scuola, problemi di salute fisica e mentale, incapacità di comunicare, demotivazione allo studio, calo del rendimento scolastico.
Daniela De Palma, nata nel 1956, si è laureata in Lettere presso l’Università di Roma “La Sapienza” (1979), dove ha conseguito anche il diploma di perfezionamento in Scuola orientale (1986). Dottore di ricerca in Storia e istituzioni dell'Asia e dell'Africa moderna e contemporanea (1989), dal 1995 è docente di Storia del Giappone contemporaneo presso l’Università di Roma “La Sapienza”.