جزییات کتاب
"I primi anni della Repubblica furono chiamati gli anni delle ""grandi speranze"". Gli anni del passaggio dalla prima alla seconda Repubblica sono stati, per converso, gli anni dei grandi timori. Le grandi speranze furono presto deluse. Chi sa, invece, che i grandi timori siano al più presto dissipati".(Norberto Bobbio).Questo libro è il frutto di una occasione rarissima e felice. A ben poche persone, nel nostro paese, è accaduto di essere protagoniste, lungo l'ntero corso di un cinquantennio, della vita intellettuale e civile, esercitando con un'autorevolezza pari alla sobrietà un magistero morale di straordinaria efficacia. Forse a nessuno come a Norberto Bobbio è dato di poter porre a confronto, a distanza di cinquant'anni, la propria personale riflessione su due differenti passaggi d'epoca, su due svolte decisive per la storia italiana.Caduto il fascismo, dopo le lacerazioni della guerra partigiana e nel pieno degli entusiasmi seguiti alla Liberazione, il professore era sceso in politica. Aveva preso in mano la penna per scrivere i saggi di riflessione e gli articoli militanti pubblicati nella prima parte di questo volume. Una democrazia moderna - era il succo delle riflessioni di allora - o è una democrazia dei partiti, o non è. L'impronta antitotalitaria, la vocazione rappresentativa, la spinta autenticamente liberale di quella perorazione della "democrazia aperta" avrebbero fatto da guida a tutti i passaggi successivi della riflessione di Bobbio, ritiratosi pochi mesi dopo dalla politica militante ma rimasto in tutti questi decenni un critico accanito dei pericoli che la democrazia poteva correre.E di pericoli, la democrazia italiana in questi decenni ne ha corsi tanti. Ma più seri, forse, e gravi e insidiosi sono quelli che interessano la fase attuale della nostra vita collettiva, perché riguardano, appunto, un momento di nuova fondazione. Perciò la seconda parte di questo volume, quella scritta oggi nel pieno di un passaggio politico di grande delicatezza e complessità, si rivela se possibile ancor più preziosa della prima. Sotto la forma di un modulato contrappunto alle idee di allora, il professore individua i temi e i nodi del presente e del futuro prossimo. Non vuole scrivere ricette, e diffida di molte di quelle correnti. Ma non rinuncia a esprimere i propri giudizi; lo fa anzi in modo inusitatamente netto ed esplicito. La sua insistita difesa di una democrazia dei partiti, la sua avversione per i partiti-persona e per il loro potenziale autoritario, la sua concezione misurata e sobria della lotta politica democratica suonano come una lezione da meditare per la parte che ha perso; e come un preoccupato ammonimento per la parte che ha vinto e che si appresta a governare.