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Terrorismo, parola terribile per quel che significa in termini di vite umane stroncate, ma anche parola usata per giustificare opportunismi, strumentalizzazioni e funambolismi politici. Il terrorismo evocato ora in tutti i paesi è quello internazionale, dietro il quale tutto il resto scompare. E invece esistono, e sono esistiti, anche terrorismi nazionali altrettanto efferati, come quello che per decenni ha compiuto i suoi sanguinosi attacchi in Italia. Ma nessuno ne parla più e questo silenzio è una colpevole rinuncia a capire quanto sta accadendo fuori dal microcosmo italiano. Significa privarsi di stimoli di analisi che permettono di comprendere come il terrorismo, internazionale e nazionale, oggi e nel passato, sia sempre stato uno strumento nelle mani della politica. In Italia è servito a condizionare e a stravolgere la vita politica e sociale secondo un progetto ideato e attuato certamente non in un covo terrorista. Riesaminandone la storia, mentre nel mondo imperversa il vortice delle parole in libertà, si può scoprire che alcuni di quegli Stati ora intenti a compiangere la propria condizione di vittime dopo essere stati costretti a contare i propri morti per mano del terrorismo, hanno a loro volta usato i medesimi sistemi nei confronti di popoli e di governi nemici e perfino amici, come l'Italia.
Gianni Flamini, giornalista, è autore di diversi libri inchiesta sulla nostra storia recente, tra cui Un agosto tranquillo. Cronaca di un colpo di Stato (1971), Il partito del golpe (4 voll., 1981-'85), L'ombra della piramide (1989), La banda della Magliana (1994). Con Editori Riuniti ha pubblicato I pretoriani di Pace e Libertà (2001), Segreto di Stato (2002), Brennero Connection (2003).