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Nell'occasione dell'anniversario della pubblicazione dei Fiuri de tapo, la prima raccolta di poesie di Biagio Marin uscita a Gorizia nel 1912, si è voluto dedicare al gradese un convegno di studi che avesse come punto cardine il rapporto tra la produzione artistica dell'autore e l'ambiente in cui egli visse e operò. L'idea originaria alla base del simposio intendeva mettere in relazione e a contatto alcuni interventi dedicati alle diverse manifestazioni della ricca attività artistica e culturale di Marin con altri orientati ad approfondire il tema della sua riflessione sulla concreta realtà del tempo e dei luoghi in cui egli visse. Ciò anche con l'intento di sfumare e articolare l'immagine tradizionale e consolidata di Marin, che lo rappresenta come un poeta e un propugnatore di un linguaggio che non si compromette con la fisica materialità. Sono stati quindi accostati contributi sulle peculiari caratteristiche della poesia dell'autore, dai valori metrici del suo 'paesaggio sonoro' al rilievo che assume in essa l'istanza metaletteraria, ad altri relativi all'opera in prosa, ancora in buona parte da studiare, la quale è per definizione più vicina alla sfera operativa, quella 'del fare', e alle manifestazioni fenomeniche. Questa ha ricevuto, da qualche tempo, crescente attenzione di critica e cure editoriali indirizzate agli scritti di natura diaristica ed epistolare, nonché a quelli legati al suo lavoro di pubblicista, di saggista e di promotore della cultura e del territorio.