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“La Via della spada non ha come scopo unico la sconfitta dell’avversario. È l’arte di comprendere in un momento critico la questione della vita e della morte.” Issai Chozanshi è un autore a lungo ignorato nel nostro Paese, forse perché della sua vita sappiamo poco: samurai del feudo di Sekiyado, alla profonda conoscenza delle arti del combattimento univa una vasta cultura fondata su una felice sintesi di zen, taoismo, confucianesimo e shintōismo. Nei due testi qui raccolti non prescrive regole pratiche di scherma, ma ci offre una visione suggestiva dello spirito profondo delle arti marziali. In queste storie siamo continuamente richiamati ad agire senza spirito di ottenimento e senza aspettativa, a “fare senza fare”, a brandire la katana come se non avessimo nulla in mano. Perché, come ci ricorda Tea Pecunia nella sua introduzione: “Lo scopo ultimo non è sconfiggere l’avversario. Il vero obiettivo consiste nel saper vivere la trasformazione e comprendere il senso della vita e della morte”. Questo è l’insegnamento trasmesso dalla vecchia gatta e dal demone.