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L’ecologia del paesaggio biologico-integrata, o meglio “Bionomia del Paesaggio”, si propone come un atto di rifondazione della disciplina iniziato dall’Autore una dozzina di anni fa, con l’appoggio di Richard Forman, basato sul riconoscimento del paesaggio come specifico livello dell’organizzazione della vita sulla Terra. A scala territoriale, in un determinato ambito geografico, il “paesaggio” si definisce come “integrazione di un insieme di comunit? vegetali, animali ed umane e del loro sistema di ecosistemi naturali, seminaturali e antropico-culturali in una certa configurazione spaziale”, cio? come sistema iper-complesso che costituisce una entit? vivente: non un insieme incoerente, quindi, di aspetti e di tematiche separate (acqua, aria, suolo, specie, inquinamenti) tra cui si possano trovare delle interrelazioni! Ci? porta, inevitabilmente, notevoli cambiamenti nelle modalit? di valutare e gestire l’ambiente. Possiamo, infatti, riconoscere delle strutture e delle funzioni proprie di ogni paesaggio, ossia dei comportamenti peculiari che vanno oltre le classiche relazioni fra le componenti perch? dovuti a leggi sistemiche. Si pu? cos? parlare di uno “stato di salute” e di una serie di sindromi (o patologie) del paesaggio. Questo fatto ? assai rilevante, perch? si ? dimostrato che le alterazioni patologiche di un paesaggio, o di una sua parte, possono influire sulla salute umana, anche in assenza di inquinamenti! Prestiamo attenzione al fatto che si pu? intervenire sul territorio con le migliori intenzioni causando invece un danno! Ne consegue la necessit? di studiare le “unit? di paesaggio” con un metodo “clinico-diagnostico” e di considerare gli ecologi come “medici” dei sistemi ecologici, cio? “ecoiatri”.